Il record dell'ora
Un viaggio tra 112 anni di record
La pista rilegge la storia della bicicletta soprattutto quando entra in scena il primato dell'ora: in esso è racchiusa non soltanto l'evoluzione del mezzo meccanico e il miglioramento delle piste, ma anche quella umana legata ai metodi di preparazione, alla posizione da assumere in gara e alla strategia su come dosare le capacità atletiche in quei tremendi sessanta minuti.
L'evoluzione del mezzo meccanico, soprattutto, ha sconquassato ogni parametro. I termini di paragone fra presente e passato sono diventati improponibili. Tant'è vero che il massimo organo mondiale del ciclismo ha deciso di scindere i primati mondiali in due classi: quelli ottenuti con biciclette tradizionali - anch'esse comunque soggette ad evoluzioni tecnologiche tutt'altro che di scarsa entità - e quelli stabiliti con biciclette speciali.
L'evoluzione del mezzo meccanico, soprattutto, ha sconquassato ogni parametro. I termini di paragone fra presente e passato sono diventati improponibili. Tant'è vero che il massimo organo mondiale del ciclismo ha deciso di scindere i primati mondiali in due classi: quelli ottenuti con biciclette tradizionali - anch'esse comunque soggette ad evoluzioni tecnologiche tutt'altro che di scarsa entità - e quelli stabiliti con biciclette speciali.
Ci sarebbe anche da fare un distinguo tra record a bassa quota, come Milano, e record in alta quota come Città del Messico.
Desgrange (futuro padre e Patron del Tour), Dubois, Van den Eynde, Hamilton, Petit Breton (vincitore della prima Sanremo e della terza Parigi-Tours), Berthet e Egg per tre volte, Richard per due volte, Olmo (il primo a superare la quota dei 45 kmh), Slaats, Archambaud, Coppi, Anquetil, Baldini (unico dilettante a fare meglio di tutti in assoluto), Rivière due volte, Bracke, Ritter, Mercks (primo oltre i 49 kmh), Boardman più bravo del belga per soli 9 metri, segnano la lunga strada di oltre un secolo di primato dell'ora tradizionale.
In parallelo, c'è l'elenco più recente dei "cavalieri" in sella a biciclette speciali, da Moser con le lenticolari (due volte, una oltre i 50 e una oltre i 51 all'ora in quota), due volte Obree con la sua "lavatrice", Indurain dopo due maglie rosa e in mezzo a cinque maglie gialle, due volte Rominger (primo oltre i 55 chilometri) e lo stesso detentore del record "tradizionale", Boardman, due volte a distanza di tre anni e per primo oltre il muro dei 56.
Il limite per l'uomo sembra non avere confini, specie se gli si concede tempo, scienza e tecnica. Con la recente distinzione fra record dell'ora stabilito con biciclette tradizionali e quello stabilito con biciclette speciali, una sintesi molto rigorosa è questa: con la vecchia formula, il primato di Henry Desgrange, è stato migliorato sinora 25 volte, ultimo il ceco Andrei Sosenka (19 Luglio 2005, Mosca, 49,700 km) con uno scarto, in 112 anni, di 12575 mt.
Dite se è poco. Diverso e con forbice meno allargata, ovviamente, è il divario di tempo e spazio del record con biciclette speciali, la cui epoca la federciclismo internazionale fa partire dal 19 gennaio 1984 quando Francesco Moser coprì a Città del Messico 50,808 km nell'ora. Da quella volta, il limite è stato migliorato 8 volte fino al 56,375 di Chris Boardman a Manchester il 6 settembre 1996. In dodici anni lo scarto è stato di 5567 mt.
Chissà se un giorno anche una bicicletta Ciclibrianza potrà fare il record dell'ora, come il nostro capo meccanico Nicola dichiarò in una vecchia intervista... Ci piace pensarlo ed averlo come obiettivo per tentare di migliorarsi sempre, come gli atleti citati hanno migliorato negli anni il record dell'ora, senza fermarsi mai.
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